Un laboratorio di cittadinanza attiva 

di Pietro Calascibetta

L’importanza delle competenze nella formazione del cittadino

In democrazia bisogna possedere le competenze “chiave” necessarie ad esercitare la cittadinanza e a dare forma di comportamento a valori e principi che altrimenti rimarrebbero enunciati astratti. Diventa essenziale pertanto imparare tali competenze che però si acquisiscono realmente solo nell’agito collettivo, spinti da una autentica motivazione, quando si affrontano concretamente questioni “socialmente vive”. Qui sta la vera difficoltà nell’imparare ad essere cittadini.

Per questo motivo nella scuola lo sviluppo delle competenze di cittadinanza non può che avvenire attraverso attività centrate su concreti compiti di realtà che devono trovare tempi adeguati per il loro svolgimento e una formale collocazione nel PTOF il cui modello educativo nell’agito deve essere coerente con i traguardi che si vogliono conseguire. Possiamo chiamare queste attività “progetti” o in qualsiasi altro modo, ma richiedono una programmazione sotto forma di Unità di Apprendimento (UdA) multidisciplinari per essere efficaci. 

Il progetto del CIDI di Milano 

Partendo da queste premesse e dovendo nel 2015 offrire alle scuole un’attività didattica sui Diritti in occasione della partnership alla prima edizione del Festival dei Diritti Umani di Milano, il CIDI [1] ha scelto di proporre la realizzazione di laboratori di cittadinanza attiva. 

Coerentemente con la propria mission [2] ha voluto fare di questa iniziativa, che poi è proseguita con modalità diverse negli anni successivi, [3] una ricerca-azione sulla valenza formativa della didattica attiva per i Diritti Umani che ha coinvolto nell’arco di 4 anni più di 250 docenti e circa 3.000 studenti. 

La proposta richiedeva a ciascun gruppo classe di realizzare in modo cooperativo e utilizzando uno o più linguaggi espressivi (audiovisivo, fotografia, pittura, grafica, ecc.) una comunicazione sulle problematiche connesse all’esercizio dei Diritti Umani nella vita quotidiana. 

Ai docenti si è chiesto di predisporre un’UdA trasversale coinvolgendo le discipline in base alle esigenze progettuali suggerite dai Diritti oggetto della riflessione, dal linguaggio e dai traguardi scelti. L’attività si è svolta poi in tre fasi. 

La prima è consistita nell’individuare la problematica su cui porre l’attenzione e nel raccogliere di conseguenza documenti, testimonianze, informazioni, ecc.. 

La seconda nel trasformare il materiale raccolto in una comunicazione sociale con i vincoli dati dal CIDI nella veste di committente del compito di realtà. 

La terza prevedeva la presentazione dei prodotti realizzati in una manifestazione pubblica alla fine dell’anno scolastico. E’ stata l’occasione per riflettere insieme sui Diritti Umani visti dalla parte dei giovani e per premiare e menzionare i lavori più interessanti per contenuto ed intensità espressiva valorizzando il merito. 

Le valenze formative di un laboratorio per l’educazione alla cittadinanza

Attraverso le riflessioni raccolte durante le diverse attività seminariali che hanno accompagnato la ricerca sono emerse le valenze formative della metodologia adottata e si sono individuati quegli elementi del dispositivo didattico che con più efficacia sono stati in grado di generare competenze.

L’assegnazione del compito al gruppo ha permesso un lavoro cooperativo che ha sviluppato competenze emotive, sociali e civiche. La classe si è organizzata in una comunità orientata al risultato di cui ciascuno era corresponsabile e a cui ciascuno dava il proprio contributo. I docenti hanno assunto il ruolo di facilitatori, esperti e “custodi” del compito. Un’immersione totale nella relazione e nel problem-solving che ha permesso di esercitare anche competenze imprenditoriali, digitali ed espressive. 

La realizzazione di un prodotto visivo, ha reso possibile valorizzare le competenze del curricolo informale, come l’uso delle ICT, soprattutto negli studenti demotivati e a rischio di dispersione e ha permesso di utilizzare un linguaggio che è più congeniale al modo di comunicare dei giovani di oggi e che ha mostrato la sua efficacia sia come fonte di documentazione, sia nel veicolare  agli adulti le riflessioni degli studenti in modo diretto. La presenza di un prodotto  ha poi permesso di porre il fuoco della valutazione in modo formativo sulla prestazione.

La libertà di scelta nell’individuazione dei Diritti Umani e la raccomandazione di trattare le tematiche in cui si sentivano maggiormente coinvolti sul piano personale, ha dato agli studenti l’occasione di far emergere i disagi propri e delle persone vicine. 

Dai temi scelti [4] si è potuto notare che le classi, ormai multietniche e socialmente eterogenee, sono uno spaccato significativo della società ed in quanto tale una risorsa per poter affrontare con modalità laboratoriali l’educazione ai Diritti Umani. Sono così emersi i vissuti degli studenti e dalle loro famiglie: la frustrazione dei ragazzi stranieri senza cittadinanza; il ricordo drammatico dell’immigrazione clandestina: il bullismo; le difficoltà a godere del diritto all’istruzione; i disagi dell’handicap anche temporaneo; la differenza di genere; l’omosessualità; l’uso di sostanze. Una classe ha lavorato sul valore della libertà prendendo spunto dall’esperienza di genitori esuli dal Cile di Pinochet. 

Affrontare casi concreti ha messo in evidenza che valori e principi non sono concetti astratti perché il loro rispetto o la mancata tutela influenza il benessere e la vita di tutti i giorni, da qui l’importanza dell’azione legislativa. Si può dire che le  “questioni socialmente vive” siano  quelle che  ci vedono coinvolti direttamente come persone e come cittadini.

L’intervista per raccogliere la testimonianza diretta, così come l’interrogazione di documenti originali (foto-filmati d’epoca) e oggetti di cultura materiale ha fatto comprendere l’importanza dell’uso delle cosiddette fonti “calde” nell’approccio ai Diritti Umani per favorire il coinvolgimento emotivo e lo sviluppo di competenze come l’ascolto, la comunicazione autentica e nel produrre una forte motivazione ad approfondire l’argomento e a trasformare gli apprendimenti scolastici in impegno sociale.

La collaborazione con il Terzo settore ha permesso di entrare in contatto direttamente con le problematiche delle persone che abitano nel territorio sviluppando la consapevolezza dell’esistenza di una comunità più ampia di quella della classe di cui già si fa parte. Il rapporto con i volontari e con i loro assistiti ha permesso di acquisire una visione tangibile delle difficoltà legate al godimento dei Diritti Umani nella vita reale e del valore e del ruolo del volontariato. 

L’incontro con le associazioni di “cittadinanza attiva” che si occupano di rendere effettivi i diritti, tutelare beni comuni e sostenere soggetti in condizioni di debolezza quando gli Enti territoriali non se ne occupano o non riescono a farlo, ha fatto scoprire il volontariato come attività strutturata e organizzata per il welfare, fornendo degli esempi di come tradurre il concetto di solidarietà in comportamenti concreti. 

Le esperienze più significative sono state proprio quelle in cui gli studenti hanno potuto lavorare alle attività che l’associazione proponeva sul territorio. In alcuni casi nella secondaria di secondo grado il rapporto con l’associazione si è tramutato in una vera e propria attività orientativa di alternanza scuola-lavoro permettendo agli studenti di conoscere sul piano legale e organizzativo cos’è  specificatamente un’attività di “cittadinanza attiva” [5] e ai docenti di coglierne la valenza per un curricolo di educazione civica.

Note

Note
1 Il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti è un’associazione accreditata dalla Regione Lombardia e riconosciuta dal MIUR come ente di formazione. 
2 L’associazione da oltre 30 anni promuove attività di ricerca,  formazione, sostegno alla professionalità di docenti e dirigenti.
3 I diritti umani visti dagli studenti (2015-2017) con l’Associazione Reset-Diritti Umani; Studenti e diritti umani. Scuole aperte sulle città (2018-19) con il patrocinio del Comune di Milano ; Dalla parte dei giovani. Il cinema racconta i diritti umani (2018-19) nell’ambito del Bando nazionale Cinema per la Scuola MIBAC–MIUR con le Associazioni Gariwo, Sguardialtrove e il Centro Ricerca Reazioni Culturali dell’Università Cattolica di Milano.
4 E’ possibile visionare i video degli studenti ai seguenti link:
per il 2015-16 – per il 2016-17 – per il 2017-18 – per il 2018-19.
5 Giovanni  Moro, La cittadinanza attiva: nascita e sviluppo di un’anomaliatesto disponibile al sito (14/01/2022), dove è presente una bibliografia sul tema.